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Le recenti ricerche di Libera sulla percezione delle mafie e della corruzione hanno evidenziato la difficoltà di mettere a fuoco la presenza mafiosa nelle comunità di riferimento dell* intervistat* e l’identificazione della corruzione come fenomeno costantemente presente nei contesti di vita quotidiana. Il mondo della formazione e della cultura devono, quindi, recuperare un posto importante nell’accompagnamento alla lettura e alla comprensione dei fenomeni mafiosi e corruttivi, e questo può avvenire a partire da uno studio e una ricostruzione della storia dell’Italia e del movimento antimafioso nel corso dei decenni.
Il centro di documentazione, quindi, nasce con l’ambizioso obiettivo di fornire gli strumenti necessari per questi studi e queste riflessioni, mettendo a sistema la ricca documentazione testuale, visiva e audiovisiva di Libera prima di tutto, e con l’ulteriore obiettivo di lungo periodo di ampliare il campo ad altre banche dati nazionali e internazionali vicine ai nostri temi e con cui siamo legati da una comunanza di intenti.
Alla documentazione archivistica si aggiunge la notevolissima produzione bibliografica su questi temi, in parte raccolta in questi anni, che vorremmo ulteriormente incrementare attraverso donazioni e partenariati.
La sfida a cui è chiamata tutta la comunità è quella di dare una chiave di lettura nuova a questo materiale, rendendolo in grado di stimolare nuovo impegno e nuove elaborazioni.
Il progetto ExtraLibera e il centro di documentazione hanno trovato casa dentro uno spazio speciale. Un bene confiscato che torna a essere luogo comune per la comunità: un ex cinema che negli anni Novanta del Novecento era stato trasformato in una sala bingo.
L’ex Cinema Bologna, progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi subito dopo la II guerra mondiale (tra il 1947 e il 1948), si trova a Roma, in via Stamira, a pochi passi da piazza Bologna e dalla sede principale dell’Università La Sapienza. Dopo aver cambiato più volte proprietà, il cinema è stato acquisito da una società che l’ha trasformato in una sala videolottery e bingo, rivisitando gli spazi precedentemente destinati agli spettacoli. Nel 2014 questa società è stata sequestrata nell’ambito di un’operazione che ha condotto a un maxi-sequestro internazionale di 21 aziende e 43 immobili, in un’indagine per bancarotta fraudolenta, riciclaggio e corruzione. Con l’arrivo della sentenza di Cassazione, nell’ottobre del 2020, l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati ha destinato il bene alla Regione Lazio, preparando il terreno alle fasi del riuso sociale. Il 28 maggio 2021, dopo un bando pubblico e la presentazione di un progetto, il bene confiscato è stato consegnato a Libera con la finalità di realizzare qui un centro di documentazione, studio e conoscenza.
Dal 1995, anno di nascita di Libera, due sono stati i pilastri che hanno mosso l’agire politico dell’associazione: recuperare la memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie e sostenere il riuso sociale dei beni confiscati alle mafie.
Nel corso di questi anni di impegno sociale, Libera ha raccolto le storie delle vittime innocenti delle mafie, grazie alla testimonianza e al contributo diretto dei loro familiari impegnati nella rete associativa, tutte pubblicate nel sito vivi.libera.it. Ma come si è già sottolineato, accanto al fare memoria, Libera ha tradotto il proprio impegno nella formazione permanente sui temi centrali della sua azione. Questo impegno ha bisogno di costante aggiornamento, sulla base della conoscenza e della revisione continua dei dati a disposizione, essendo in presenza di un fenomeno che ha dimostrato capacità di metamorfosi e di innovazione. In questi primi 30 anni di vita la strada comune costruita attorno a queste due idee ha trovato sempre più forza ed energia dalle oltre 1600 organizzazioni della nostra rete.
Oggi, a partire da questi due pilastri originari, Libera si pone una nuova sfida: la creazione di uno spazio fisico e multimediale che possa diventare un incubatore di memoria e un luogo di approfondimento e ricerca sul tema delle mafie e della corruzione e delle mobilitazioni sociali ad esse contrapposte.
Tutto questo all’interno dello spazio dell’ex Cinema, dove hanno trovato posto un percorso multimediale utile a far conoscere le attività criminali principali condotte dalle mafie e la risposta civile e istituzionale generata, una sala assembleare da 100 posti aperta alla rete territoriale, e uno spazio per la conservazione e la consultazione del materiale cartaceo e digitale, archivistico e librario, prodotto e raccolto dall’associazione dal 1995.
Questo centro di documentazione e ricerca permanente aperto a tutt* sarà il luogo dove mettere a sistema la documentazione testuale, visiva e audiovisiva esistente. La sfida è fornire chiavi di lettura che colleghino le fonti documentali già disponibili, rendendole in grado di stimolare un rinnovato impegno e nuove elaborazioni. Infatti, spesso l’azione associativa non lascia spazi e tempi per riflettere su ciò che si produce e talvolta anche l’aggiornamento delle conoscenze fa fatica a trovare la giusta collocazione nell’economia di un movimento che, per sua natura, ha il baricentro spostato sul fare.
Il 13 maggio 2024 la Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio ha dichiarato d'interesse storico particolarmente importante l'archivio di Libera. "Dalla documentazione - come si legge nell'atto di dichiarazione - emerge l'ostinato impegno associativo teso a promuovere la giustizia sociale, ricercare verità e giustizia, tutelare i diritti; affiora l'instancabile lavoro per affermare una politica trasparente, per formare una cittadinanza all'altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione, per ricercare una legalità democratica fondata sull'uguaglianza, per creare realtà sociali alternative alla criminalità".
Il decreto ministeriale è arrivato dopo una prima fase di impegno, in cui la documentazione archivistica, su indicazioni della Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, era stata riunita e mappata. Nello stesso arco di tempo, abbiamo ricevuto in dono un importante fondo librario, appartenuto al giornalista Orazio Barrese e alla moglie Antonia Guerrera.
Nei mesi successivi, grazie al paziente lavoro di Memoria srl, si è avviata l’attività di ordinamento e schedatura dell’archivio ed è stata completata la catalogazione dei due fondi librari: oltre al fondo Barrese, l’importante collezione di libri, periodici, materiale grigio raccolta da Libera in quasi trent’anni di attività. Il relativo catalogo è accessibile online su questo sito, mentre libri e periodici cartacei sono consultabili esclusivamente presso la nostra sede.
Procede intanto il lavoro sui documenti dell’archivio, che richiede un tempo maggiore in ragione della complessità e dell’ambizione del progetto che lo sottende. Non si tratta infatti esclusivamente di un lavoro di analisi, ordinamento e descrizione dell’archivio storico cartaceo; lo scopo è di includere anche il recupero e la descrizione della documentazione digitale conservata direttamente e fare ricerche mirate per individuare risorse digitali conservate in altri archivi e già disponibili on line, che andranno ad arricchire e in alcuni casi a completare quelle serie archivistiche che raccolgono documenti di iniziative, manifestazioni, presenze pubbliche con l’intenzione di arrivare in prospettiva a creare un polo documentario il più possibile completo per chi voglia studiare e comprendere i nostri temi.
Lo strumento della Buca delle lettere, che si trova nella nostra Home, è stato pensato per raccogliere materiali (testi, fotografie, contributi audio o filmati) provenienti da altre associazioni o da singoli. Si tratta di uno strumento facile da usare, purché i materiali siano in formato digitale. Per ciascun documento caricato chiediamo di fornire alcune informazioni che ci aiutino a usarlo al meglio e a dare ad esso la giusta rilevanza. Serve un titolo (magari il documento non ne ha uno, ma si può ricavare dal contenuto). Se il titolo non è sufficiente, e spesso non lo è, vi chiediamo di fornirci una breve descrizione, cioè spiegarlo meglio: a quale ambito si riferisce, a quale situazione? Chi sono le persone ritratte nella foto? Qual è l'occasione dell'incontro? Nello spazio "Provenienza" vi chiediamo di ragguagliarci appunto sulla provenienza del documento. Probabilmente si tratta di un documento vostro, cioè conservato da voi; ma a sua volta potrebbe provenire da una sede/un presidio territoriale che non c'è più, oppure magari è la copia di un documento che avete fotocopiato o scansionato per tenerlo ed usarlo, ma che si trova in qualche archivio; se poi siete un'associazione potrebbe essere un documento del vostro archivio.... Infine, vi chiediamo alcune informazioni su di voi, che non verranno pubblicate: nome e cognome, indirizzo di posta elettronica, eventuale associazione o presidio territoriale di appartenenza.